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Io sono di Piampaludo

date » 16-03-2018 08:29

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Avevo già da qualche tempo scelto la via del cuore, anziché della convenienza, quindi la cosa era da fare, non vi erano dubbi.

E' nel febbraio dei 2013, che mi venne l'idea di realizzare un racconto fotografico su Piampaludo, piccola frazione del Comune di Sassello, in Liguria.

Poco m'importava che si trattasse di un luogo misconosciuto, dal nome un po' buffo anzi, tutto sembrava contribuisse al crescere del mio interesse. Non sapevo quello che avrei fatto del mio racconto fotografico, ero convinto però di godermi questo viaggio, ovunque portasse.

Qualsiasi dubbio è comunque svanito, una volta che ho iniziato a fotografare, l'armonia della vita che si rivelava dietro ad ogni uscio, da prima nel timore poi nella frenesia di un fantastico racconto da realizzare.

Che cosa significa per me, l'aver contribuito alla creazione di un libro, Open link dove Piampaludo si rivela nella sua intimità.

Non vorrei considerarlo un traguardo, bensì la tappa di un cammino, un momento nel quale mi rendo veramente conto di tutta la bellezza generata da una semplice ispirazione.
Bellezza dei luoghi che ho raccontato, delle persone diventate amiche, la storia e l'orgoglio di una comunità resi tangibili.

Il mio senso di profonda gratitudine poi, nei confronti di chi mi ha accolto e reso testimone della propria vita, oltre verso coloro che mi hanno “scelto” credendo in me quanto nella magia di un luogo, d'Italia.

marco ferrando, fotografo



Negli occhi del fotografo Marco scorgi tutta quella voglia di poter dar vita ad un posto magico, Piampaludo, incastonato nell’entroterra savonese. 

Si tratta di una storia che arriva da lontano, dagli anni novanta, da geometra impegnato nel censimento dei moltissimi edifici rurali della zona. Entra in contatto quindi con molti degli anziani proprietari, guadagnandone la fiducia e diventandoci amico.

Gli amici, ecco, quelli sono la risorsa più importante e quando, dopo che è passato tanto tempo, ti sono rimaste in zona poche conoscenze, solo la simpatia e il modo di fare di Marco, dopo 20 anni passato alle mutate vesti di fotografo narratore, riescono a sciogliere le diffidenze degli abitanti del piccolo paesino.

Marco decide che la narrazione andrà condotta nei mesi invernali, perché qui si concentra il maggior “pathos” nel vivere in un luogo con le caratteristiche di durezza tipiche di un borgo di montagna, pur essendo in territorio ligure. Nell'arco di tre inverni viene quindi realizzato un ricco reportage fotografico, tutt'ora in via di sviluppo. 

Una corriera persa, poi rincorsa oltre le due già prese per percorrere  i 44 chilometri che separano dalla riviera, le strade impervie, il freddo e la neve a meno 10, lasciato solo ad un incrocio, lo zaino, con il solo segno di vita rappresentato da un cane, che abbaia nella tormenta. 

Poche centinaia di metri, gli scarponi che scricchiolano sulla neve pressata dal “rabè” come chiamano in questi luoghi lo spazzaneve, una finestra s'illumina e un viso dolce e gentile che ti accoglie e la macchina fotografica intenta a immortalare momenti di speciale semplicità. 
Il viaggio casa per casa, la vita che ruota intorno alla stufa, i racconti di vita vissuta, nei bar, quale posto migliore d’aggregazione. 

Ci sono storie di immigrazione, chi ha lavorato in Francia come taglialegna e poi è tornato su, chi lavora in città ed ogni week end si rinchiude in un abbraccio nel bosco, qualcuno si è chiesto cosa facesse in giro a fotografare.

Gli occhi azzurri di Aldo, Angelo lo storico, i giovani Nanni e Federica, sono solo alcuni dei tanti personaggi conosciuti, ricchi di risvolti come solo possono essere i rapporti umani.

“Con la consapevolezza inizia il cammino, raccontare essendo se stessi”. Questo dice Marco Ferrando, che non è solo uno story teller ma regala emozioni fotografiche.


Luciano Parodi




Manolo

date » 15-03-2018 17:03

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tags » manolo, arrampicata, freeclimbing, montagna, libro,

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Se con la fotografia, riesci veramente a catturare l'essenza di una persona, detieni per conto mio una grande responsabilità. Questo ti legherà con un filo a quell'anima, per tutta la vita.



Così, quando dall'altra parte di quel numero non in rubrica, sento un “ciao sono Manolo” la mia mente, superato l'attimo di sconcerto, ci mette poco ad abbinare quella voce calma e profonda, ad un tal Maurizio Zanolla, personaggio per me da sempre fonte di esaltazione. Il mito dell'arrampicata sportiva. Manolo parla subito di una mia foto che lo ritrae, non ho bisogno di rifletterci su, la ricordo benissimo.

Comunque la scena era questa, all'interno di una cava di pietra nel finalese, alcuni artisti arrampicatori avrebbero messo in opera una performance dipingendo in notturna alcune figure direttamente sulle pareti rocciose, in calata. Saputo dell'evento, che prevedeva come ospite proprio Manolo, decido di cogliere al volo l'occasione anche per fare qualche foto.
Ad un certo punto, terminato lo spettacolo, i protagonisti se ne stavano seduti uno fianco all'altro su di un palco con la tuta di carta da imbianchino, Manolo al centro. Le luci erano davvero scarse, ma nel disporsi una delle persone mi funziona da pannello riflettente, illuminando per un attimo alla perfezione il viso di Manolo, l'istante mi trova pronto con l'obiettivo puntato. Un paio di primi piani che mi vengono già i brividi guardando il display della fotocamera, per non parlare di quando scarico l'immagine sul pc.

Quindi ora, vengo a conoscenza che sono in corso le battute finali nella realizzazione di un certo libro autobiografico, quello di Manolo per l'appunto, il quale sta cercando disperatamente la foto in questione, trovando il mio recapito tramite l'amico comune Silvano, mitico panettiere di Gorra con la passione per l'arrampicata. Proprio a Silvano infatti, avevo mandato per email qualche immagine della serata, dimenticandomene poi completamente.

A quanto pare Manolo tiene parecchio a questa foto, accidenti penso, sembra incredibile con tutte quelle che gli avranno fatto nella sua carriera.

Alla gioia per quest'incontro fa seguito però una paranoia tremenda, poiché ritenevo il file dell'immagine perduto all'interno di una memoria esterna del computer, dopo che avevo cercato di recuperarne i dati per via di una cancellazione accidentale. Dietro alle garbate insistenze di Manolo, prometto che mi sarei comunque impegnato nella ricerca.

Tanto per cambiare i tempi sono stretti, quindi mi metto immediatamente all'opera, verificando con sorpresa che il dispositivo elettronico funziona regolarmente. All'interno però, una montagna tutta da scalare, costituita da migliaia e migliaia di files privi di una benchè minima seguenza logica.
Senza perdermi d'animo, sguardo incollato al monitor, con una certa emozione passo in rassegna un tot di anni della mia vita fotografica. Intravedo le foto dei concerti, poi la mia parentesi legata alla danza, entrambi generi che adoro, infine l'archivio della montagna con tutte le avventure di chiodatore in falesia. Comunque non passa un'ora che la foto salta improvvisamente fuori, come per magia.

Tutto il resto è gioia pura, Manolo mi promette un cartone di vino e due giorni più tardi chiama l'editore del libro per le formalità, riguardano l'impiego delle mia foto sulla copertina, quarta pagina sembrerebbe, però alla fine verrà scelta per la prima.

Quindi un'immagine di copertina per me davvero speciale. Anche perché, da tempo sto pensando concretamente a qualcosa di mio, in senso letterario s'intende. Mi piacerebbe un domani, poter dire al telefono ciao scusa, ti ricordi quella foto che mi hai scattato....



marco ferrando, fotografo
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