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uno zaino carico di libertà

date » 18-01-2021 17:22

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Ne sento l'esigenza, di tanto in tanto, quella di riempire il mio zaino.

Il sacco a pelo con il materassino e il sacco per bivaccare, il fornello a gas con l'occorrente per cucinarmi qualcosa e preparare bevande calde, una piccola moka. Indumenti vari, a seconda della stagione, una luce frontale, anzi due perché quella è davvero importante come lo sono il caricone ed un secondo cellulare.

Mettere dentro tutto quello che in teoria mi consente, se lo desidero, di non tornare a casa la sera. Quindi cogliere il momento propizio e partire, per una meta non lontana ma neppure troppo certa.

Tante volte sono rientrato comunque a casa la sera, come altre invece ho camminato fino a notte fonda, altre invece mi sono fermato a bivaccare da qualche parte. Alla partenza comunque, la piena consapevolezza d'avere con se tutto il potenziale necessario, un senso di libertà che per me non ha eguali.
Uno zaino carico, di libertà


Ne sento l'esigenza, di tanto in tanto, quella di riempire il mio zaino. Il sacco a pelo con il materassino e il sacco per bivaccare, il fornello a gas con l'occorrente per cucinarmi qualcosa e prepararmi bevande calde, una piccola moka. Indumenti vari, a seconda della stagione, una luce frontale, anzi due perché quella è davvero importante come lo sono il caricone ed un secondo cellulare.

Mettere dentro tutto quello che in teoria mi consente, se lo desidero, di non tornare a casa la sera. Quindi cogliere il momento propizio e partire, per una meta non lontana ma neppure troppo certa. Tante volte sono rientrato comunque a casa la sera, come altre invece ho camminato fino a notte inoltrata, altre invece mi sono fermato a bivaccare da qualche parte. Alla partenza comunque, la piena consapevolezza d'avere con se tutto il potenziale necessario, un senso di libertà che per me non ha eguali.

Quindi ecco che arriva il giorno, giovedi 14 gennaio. Punto di partenza la frazione di Piampaludo, risalendo la strada fino alla località di Pratorotondo, dove incontrerò il tracciato AV. Questo percorso è normalmente un paradiso per le racchette da neve o ciaspole, anche se terrò le mie attaccate allo zaino, visto che la traccia è super consistente da procedere senza l'ingombrante attrezzo attaccato ai piedi. Metto invece i ramponcini, che mi consentono di camminare sulla neve gelata in tutta sicurezza.

Sono le quattordici di uno splendido pomeriggio, la giornata è davvero splendida, salendo incontro varie persone che sono andate a camminare, senza il patema di dovermi attenere ad un orario mi fermo volentieri a chiacchierare con tutti. Godo totalmente la camminata nel mio paradiso, tutto fila liscio, anche il tendine d'Achille che negli ultimi mesi mi ha dato noia sta facendo il suo dovere alla grande. La temperatura ottimale direi, fredda certamente, comunque giusta per tenere su giacca e berretto nonostante lo sforzo fisico.

Nei pressi del rifugio di Pratorotondo, la bellissima faggeta dimostra tutta la sua magia grazie agli ultimi raggi di sole della giornata. Mi piace attraversarla, gustandomi ogni singolo bagliore o lama di luce.
Ad un tratto squilla il telefono, è l'amico Nanni di Piampaludo, sta salendo al Monte Beigua con gli sci da fondo ed ha visto la mia auto parcheggiata all'inizio della strada. Per me una bellissima sorpresa, dopo qualche minuto lo vedo sbucare e ci facciamo quindi una chiacchierata che rende felici entrambi come bambini.

Marco ma le hai viste le tracce del lupo, dice ad un certo punto Nanni , sono là dietro. I lupi, certo che ci sono i lupi sul Beigua anche se pochi li hanno visti direttamente, più che altro tramite le foto trappole. Di base so che i lupi non attaccano mai l'uomo, anche se non ci terrei proprio ad essere quello che verifica la teoria, comunque mi fanno molta più paura i cani maremmani che trovi d'estate a guardia delle pecore.

Saluto Nanni mentre il sole sta tramontando dietro di me, penso che avrò non più di mezzoretta buona di luce, m'incammino quindi verso Pian Ferretto. Le chiacchiere mi hanno però distolto dal prendere una fondamentale decisione, posso ritornare sui miei passi oppure decidere di proseguire, in tal caso dovrei necessariamente fermarmi a bivaccare da qualche parte. Opto quindi per utilizzare il riparo a cima Pozzo, un'oretta di sentiero che ho fatto già mille volte. Si tratta di posto davvero molto carino, però alla fine una specie di cubicolo in pietra con dentro un tavolo, due panche di legno e una stufa di ghisa, ma dell'età del bronzo.

Il luogo è comunque di un bello pazzesco, la vista spazia da Est con il Monte Argentea poi Sud con il mare ad Ovest invece tutto il massiccio del monte Rama per andare a Nord con tutta la vallata dell'Orba poi su su fino a tutto l'arco alpino. L'idea, sarebbe poi quella di fotografare l'alba sperando ardentemente in un mare di nuvole sotto, poi raggiungere il rifugio Argentea, quindi ritornare sui miei passi fino all'auto lasciata a Piampaludo. Grossomodo un venticinque chilometri complessivi.

Rinfrancato quindi della decisione, mi godo questo tratto di percorso caratterizzato da un''incredibile balconata vista mare da una parte, dall'altra l'immensa distesa di neve che copre per intero un'antica morena glaciale fino al limitare del bosco. Tante volte sono stato in questi luoghi alla sera, mi piace soffermarmi a guardare le luci dei paesi sotto che s'accendono come un presepe, dopo incamminarmi verso il buio del bosco di pini. Non senza provare sempre un brivido d'apprensione, come nell'abbandonare il mondo conosciuto per l'ignoto.


Le ultime luci del giorno lasciano il posto ad una stellata che sembra davvero senza fine, mi fermo di tanto in tanto, solamente per constatare che l'unico rumore è quello prodotto dalle ciaspole che strisciano sulla neve leggermente ghiacciata. Davvero incredibile la totale assenza di vento, come di qualsiasi fruscio prodotto da foglie o animali, la cosiddetta civiltà con il suo clamore sembra davvero molto lontana.

Non appena entrato nel bosco devo comunque accendere la luce frontale.
I segnavia sono quasi completamente nascosti dalla neve, seguo il percorso ad intuito quindi voglio fidarmi di una bella traccia di neve battuta da altri ciaspolatori. Ben presto la traccia di divide , sventaglio quindi a destra e a sinistra il potente fascio della mia luce frontale cercando di scorgere qualche segnavia o particolare conosciuto. Giurerei di aver visto due occhietti scintillare da dietro un tronco, per fortuna non faccio troppo caso al particolare.

Senza stare lì a perderci troppo tempo verifico la traccia col GPS, venendo così facilmente fuori dal bosco di pini. Giungo nella bellissima radura dove ho sempre visto qualche animale, fermandomio quindi nel bel mezzo per cogliere eventuali rumori però niente di niente, la quiete assoluta.

Il sottofondo, costituito da quella specie di “timore atavico” che fa capolino a volte, quando esco dalla zona di comfort, lascia in quel momento posto ad una gioia che pervade ogni angolo del mio corpo. Amo vivere determinate esperienze in solitaria, però ci sono momenti nei quali la voglia di avere vicine determinate persone mi porta a sprigionare una quantità incredibile di energia.

L'amico Corrado che ho incontrato mentre salivo, mi aveva detto che nel boschetto dopo la radura il sentiero era un po' difficile da trovare e da percorrere, questo a causa della massiccia presenza di neve. Difatti ben presto mi trovo nella bratta più totale. La traccia sul GPS diventa perciò fondamentale, le ciaspole, indispensabili per non sprofondare risultano però d'incredibile impaccio nel bosco, dove la neve ha piegato i rami degli alberi sul sentiero, tipo barriera invalicabile soprattutto se hai uno zaino da sessanta litri sulla schiena. Infatti dai primi metri mi rendo condo che non va per niente bene.



Penso di rinunciare, in due ore e mezza di facile camminata avrei nuovamente raggiunto la mia auto, quindi dopo un'ora di viaggio doccia calda e piumone nella mia casetta. Molto serenamente penso invece che se qualcuno prima di me è passato in questo bosco, se pure di giorno, vuol dire che ci passerò anch'io.

Quindi via, scarto da una parte poi dall'altra, mi accuccio imprecando e tagliando rami col seghetto fino a quando non esco nella radura del passo Notua. Però non è ancora finita, di nuovo girotondi e seghetto con pioggia di maledizioni anche verso me stesso, per essere voluto andare sin lì comunque. Una discreta dose di sano disagio, fino a quando nel debole chiarore di un cielo terso e senza luna, ecco profilarsi magicamente la sagoma del piccolo riparo.

Sudato marcio mi avvicino alla porta del locale, con la voglia di mettermi subito addosso qualcosa di asciutto e prepararmi un bel tè caldo. L'intenzione era quella di usare la stufa però vedo ben poca legna da bruciare all'interno, mentre al di fuori è totalmente coperta dalla neve. Niente stufa quindi ma poco male, pare non faccia quel gran freddo e poi mi sarei intossicato dal fumo, tirandone giù due o tre ma pure di più prima di accenderla. La serata trascorre comunque piacevolmente, riessetto per bene il locale raccogliendo la monnezza lasciata dai soliti, poi sciolgo un bel po' di neve con il fornello per cucinarmi dei tortellini in brodo.

Come ultima operazione, prima di andare a dormire, preparo il tè da mettere nel thermos per il giorno dopo. Nelle escursioni in montagna, la preparazione di una bevanda calda che ti servirà il giorno successivo è per me quasi un rito. Nutro da sempre grande considerazione e rispetto per le bevande calde in montagna, considerandole sempre come un dono, che mi rende fiero quando lo posso condividere con altri.

Esco fuori dal riparo, il cielo luminoso di stelle rende tutto straordinariamente visibile. Non sembra quasi faccia freddo però sono circa otto gradi sotto, penso che in ogni caso farebbe bene poca differenza dormire all'aperto, la cosa non mi spiacerebbe affatto. Ringrazio però quelle minuscole e gelide pareti di pietra, che in altre condizioni avrebbero potuto anche rappresentare una salvezza.



Sono parecchio stanco, la notte prima ho dormito poco e male, penso quindi che non ci metterò molto a passare nel mondo dei sogni. Quindi, dopo una generosa sorsata dalla fiaschetta del rum velocemente mi cambio per la notte, rinchiudendomi per bene nel caldo bozzolo costituito dal sacco a pelo di piumino.

Il soffio sulla candela, con l'intenso aroma di fumo e cera che ne consegue, segna l'ultimo cambio di scena. L'alba del giorno dopo, nella mia fantasia, già sta nascendo.

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